Durante la campagna elettorale per le amministrative 2012 di Forte dei Marmi, solo il MoVimento 5 Stelle si è espresso in maniera chiara e non demagoga relativamente al decreto Bolkestein.
Lo abbiamo fatto con chiarezza, senza mezzi termini, senza false promesse, sapendo con largo anticipo che tutto questo poteva danneggiarci in termini di voti.
Le altre forze politiche e gli organi d' informazione hanno capito che siamo fuori dai loro giochi. Hanno capito che la nostra è una sincera battaglia di cittadini per i cittadini e che quindi non c'è spazio all'ipocrisia del palazzo, alle loro false amicizie, false alleanze e alle false promesse. Là dentro è tutto falso e tutto deve seguire quegli schemi del potere partitico che ci ha portato al disastro che stiamo vivendo.
Per risolvere i problemi, nessuno dei partiti tradizionali agisce secondo logiche di principio democratico e di partecipazione, ma imperano invece quelle legate ad interventi che pongono al centro il dato solo in termini elettorali, di consenso e opportunismo.
Così facendo è scontato il supporto a determinate categorie, rappresentanze, parti di società. A volte la coerenza e la difesa dei beni comuni sono sinonimi di scelte impopolari e sconvenienti per alcune categorie, ma di fatto sono decisioni prese tenendo bene a mente quel senso civico e quel concetto di bene pubblico come generatore di ricchezza equamente distribuita.
La campagna elettorale del MoVimento 5 Stelle Forte dei Marmi è stata coerente con tutto questo e dispiace per essere stati gli unici ad assumere un comportamento, appunto, coerente, consapevole e soprattutto lontano dall’ipocrisia degli altri candidati e liste. Ci riferiamo alla Direttiva europea che ha messo le mani sulla questione beni demaniali e loro concessioni a privati, la cosiddetta Bolkestein.
Sono state dette tante cose, anche che l'Italia è un esempio unico nel mondo per quanto riguarda il sistema degli stabilimenti balneari e che applicare la direttiva Bolkestein farebbe crollare tutto questo. L'unicità in questo caso non può essere vista come un vanto, un merito. Siamo unici perchè siamo tragicamente fatti male. Da noi altro che difesa dei beni comuni, distribuzione equa delle risorse, chiarezza e trasparenza. Da noi, è tutto il contrario.
Si è spinto per anni, per decenni, fino al punto di assimilare come normale una cosa che di normale ha ben poco: le "proprietà di fatto" degli stabilimenti balneari, costruiti sul demanio pubblico e tramandati di generazione in generazione. Con la nuova direttiva tutto decade, tranne che il mare, la spiaggia, la sobrietà di quei servizi essenziali che servono per godere di un spettacolo unico: la natura.
L'Italia è un paese strano ed a subirne le conseguenze, alla fine, c'è sempre e solo il cittadino. Il pensiero, dal punto di vista umano, corre verso quelle famiglie che hanno investito ingenti capitali recentemente e che non sono stati ancora ammortizzati. Del resto, però, investire su un terreno pubblico è una scelta ben precisa, un rischio imprenditoriale come è un rischio investire in qualsiasi attività commerciale, in borsa o nei BTP. Gli imprenditori del mare avranno fatto le loro considerazioni, avranno seguito il consiglio di consulenti e professionisti che li incitavano a procedere il tal senso; avranno considerato i rapporti con la politica come una indissolubile alleanza, una “Santa Alleanza” che oggi si è incrinata sotto i colpi di una nuova moralità, che finalmente incomincia a raddrizzare questo modo inconsulto di gestire la cosa pubblica.
Gli imprenditori del mare non sono esenti da colpe, ma è il "sistema" il vero flagello, il meschino, subdolo, feroce, baro ed assassino. Peccato che a molti sfugge oggi il fatto che questo "sistema" è composto da persone, non da entità astratte. Persone che spesso sono colluse con il meccanismo degli interessi, dei privilegi, delle ingiustizie e delle disparità.
Ci dispiace per i balneari, ma sostenere l’insostenibile senza minimamente accennare cosa vogliamo fare per il futuro, senza ammettere che fino ad oggi è andata come è andata, che occorre cambiare rotta, è un gesto politico degno della più bassa considerazione che si può avere della politica e dei cittadini tutti.
Sono state date concessioni, garantite praticamente a vita, con logiche che in passato hanno creato scandalo e indignazione, ma vogliamo inquadrare il vero nocciolo della questione?
Ovvero, ma la “spiaggia pubblica” dove è?
Perchè in Italia si è permesso di fare colate di cemento su di esse? Perchè si è quanto meno ostacolato con cancelli invalicabili, ringhiere arzigogolate, cortine di ferro, persino il passaggio di singole persone che d’inverno volevano solamente raggiungere il mare?
Se sono pubbliche significa una cosa sola: pubbliche!
Un concetto che va in controtendenza rispetto a chi ha permesso la costruzione privata di bagni faraonici, appartamenti, ville, che si tramandano di generazione in generazione, appunto.
Sul lungomare dell’intera Versilia, per esempio, passandoci accanto dovremmo essere inebriati dal profumo e in vista del mare, dalla linea d' orizzonte.
Cosa vediamo invece? Cemento, cemento a perdita d' occhio nel suolo demaniale pubblico. E' giusto? Tutto questo è stato condiviso e veramente apprezzato tutti questi anni dai cittadini che si trovano senza loro colpa esclusi dalla sola vista di un bene comune quanto incommensurabile come il mare?
Perche' non si e' costruito, come si poteva fare, attraverso l'utilizzo di manufatti leggeri, magari con materiali ecosostenibili, facilmente rimovibili, in un'ottica di sobrietà e sufficienza nell'erogare quei servizi per solo la stagione estiva, che devono essere sottomessi al "godere della natura" ?
Ecco l'anomalia tutta italiana.
In europa non sono pazzi o contro l'imprenditoria balneare difesa a spada tratta dalle solite associazioni di categoria e dalla politica.
La pazzia è in Italia dove è stato permesso di lottizzare e cementificare le spiagge pubbliche.
Sostenere queste idee durante la campagna elettorale di un comune come Forte dei Marmi, ha significato dare un alto valore di contenuto sociale, coraggio ed una visione futura di quello che dovrà essere l'intento di gestire la cosa pubblica. Una scelta lungimirante, ritenuta senza alternativa da parte di chi, come noi del M5S, starà sempre dalla parte del bene comune inteso come equità, trasparenza, condivisione delle risorse, nel rispetto della salute delle persone e della salvaguardia ambientale, contro ogni casta, qualunque essa sia.
Chiamateci pure pazzi, alcuni lo hanno già classificato come suicidio politico, noi la chiamiamo coerenza, quella che tutti gli altri si sono giocati da anni sull’altare di illusorie promesse che oggi presentano il conto a chi ha creduto potessero avverarsi...
MoVimento 5 Stelle Versilia
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